L’etimologia della parola FISIOTERAPIA è data dalla combinazione di due termini:
FISIO – natura – e TERAPIA – cura -. L’origine del termine si riferisce quindi alla facoltà di curare con mezzi naturali.
Nel tempo il termine fisioterapia ha acquisito un significato molto più complesso, arricchendosi di sfumature legate alle nuove scoperte scientifiche.
Si hanno tracce di fisioterapia addirittura nel 500 a. C. circa quando Ippocrate e Galeno praticavano tecniche di massoterapia e idroterapia. Ci sono, tuttavia testimonianze in testi anche molto più antichi, risalenti a popolazioni egizie, che fanno riferimento a pratiche manipolative, massoterapiche e talassoterapiche.
Col tempo la fisioterapia si è molto evoluta, in seguito anche ai numerosi problemi fisici, menomazioni e mutilazioni di cui il Novecento, con i suoi conflitti mondiali, è stato testimone.
Dagli anni ’50 la fisioterapia, fino ad allora praticata quasi esclusivamente in ambito ospedaliero con scopi riabilitativi, ha allargato il suo campo di azione, affrontando problematiche più quotidiane e proponendosi in ambito di prevenzione.
Anche il progresso tecologico ha influito sull’evoluzione della fisioterapia fornendo a terapisti e pazienti tecniche e strumenti elettrici ed elettromagnetici con scopi curativi dimostrabili.
Al giorno d’oggi quindi, osserviamo da un lato un incremento di metodologie che utilizzano onde e sistemi fisici universali e dall’altro il grande mondo della terapia manuale che offre ai pazienti mani esperte e terapeuti con capacità di osservazione e diagnosi analitica di alto livello (o almeno così si propone).
Tuttavia si nota anche quella che potremmo definire una perdita di contatto con l’etimologia del termine in particolare per quanto riguarda la radice fisio.
Fisio deriva da
Physis (φύσις)
che rinvia al verbo Phyo (φύω)
il quale può essere inteso come
“far nascere, far crescere, produrre”
ma anche in senso riflessivo come
“germogliare, nascere, essere generato”.
Quindi, dentro Physis, così intesa, troviamo diversi significati che rimandano alla natura in termini di crescita, dinamismo e movimento. Una natura che può generare sé stessa e al contempo dare manifestazione a ciò che fa parte di essa. In altri termini è essa stessa generatrice di ciò di cui fa parte, ovvero il Tutto.
Gli antichi fisici-filosofi che affrontarono la questione del “saper vedere” la physis, si riferivano quindi alla capacità di comprendere la magnificenza del tutto di cui noi siamo parte sia come creature che come creatori.
“Saper partecipare e vedere la Physys” significa saper vedere sia ciò che è visibile (es. la spiga di grano matura), sia gli aspetti nascosti della physis (es. il principio naturale che consente alla spiga di grano di crescere e maturare).
Una volta presa coscienza di ciò, un terapista che si propone di lavorare con e per la Physys, diviene in grado di vedere ciò che il corpo del paziente mostra, ma anche ciò che è nascosto e non visibile; ovvero il principio di guarigione intrinseco nell’elemento natura, physis, che predispone il corpo fisico della persona a mettere in atto processi naturali e benefici per esso, all’insegna del costante rinnovamento, morte-rinascita e dinamismo della natura in cui è inserito.
Il terapista in grado di saper vedere e partecipare la physis ha quindi l’importante ruolo di guidare il paziente nella autoconsapevolezza del corpo fisico e non fisico e soprattutto del grande potenziale di autoguarigione presente in esso e oggi quasi dimenticato.
Io penso che sarebbe importante recuperare questo antico significato del termine Fisioterapia, dando la giusta valenza alla Physis. Il professionista assumerebbe, così, il ruolo di guida alla consapevolezza del sé e del potere di guarigione, che richiede principalmente percorsi di consapevolezza che riguardano corpo, mente e spirito, come si influenzano tra loro e che ruolo hanno nella co-creazione e promozione del benessere.