Con i caldi di questi giorni e della stagione che sta arrivando iniziamo spontaneamente a scoprirci di più; cambiamo i vestiti che abbiamo in armadio, ridiamo luce a abiti leggeri, vestitini, pantaloncini, tessuti fini e arieggianti.
E la nostra pelle inizia a scoprirsi. Mettiamo a nudo più parti di noi, braccia, gambe, un po’ di schiena, permettendo al nostro corpo di respirare, trovare refrigerio e di nutrirsi, attraverso la pelle, delle essenziali frequenze della luce del sole.
Inoltre liberare più superficie cutanea ha come effetto l’esporsi maggiormente al contatto con le altre persone.
Prova a pensarci.
Abbracciare una persona con un cappotto è diverso dall’abbracciare una persona con una t-shirt addosso. L’affetto che viene scambiato, le frequenze d’amore, l’intenzione sono gli stessi, ma le sensazioni fisiche sono ben diverse, perché nel secondo caso possiamo percepire l’odore e la temperatura della persona che stiamo abbracciando, la morbidezza o la durezza della sua pelle e qualche brivido…
Del resto se il contatto cutaneo non fosse così sensorialmente fondamentale potremmo fare l’amore vestiti!
Non sarebbe la stessa cosa…
Abbiamo perso tutti l’abitudine di utilizzare le mani in modo consapevole, di dare il giusto valore al contatto fisico pelle a pelle. Tocchiamo più spesso tastiere, telefonini, computer e dispositivi elettronici di quanto non tocchiamo la pelle di qualcuno.
Ma le risposte che riceviamo dai dispositivi elettronici soddisfano soltanto la nostra mente intellettuale o una esigenza operativa.
Le risposte che possiamo ottenere dal contatto con un’altra persona soddisfano invece i nostri sensi, i bisogni del nostro cuore e la nostra umanità.
Tornare a sentire con le mani e con il corpo ci restituisce quell’umanità che poco a poco stiamo annullando, perché ci stiamo trasformando in qualcosa di sempre più simile ad una macchina, efficientissima, estremamente funzionale, ma non in grado di assaporare la meraviglia sensoriale di uno sfioramento di dita, di una carezza sul viso, di una mano sulla spalla e di un contatto consapevole nelle zone più stimolanti de nostro corpo.
Niente può sostituire tutto questo nella nostra vita, nessuna macchina, nessun occhiale 3D, nessun espediente di visualizzazione o training.
Bisogna tornare al contatto senza la paura di essere privati di qualcosa o di essere invasi, violati, aggrediti; tornare a toccarsi, accarezzarsi, strofinarsi, nei limiti delle proprie resistenze con l’intento di portarle sempre un po’ più in là. Questo è un privilegio che abbiamo in quanto esseri viventi e in quanto esseri umani.
Ho parlato di resistenze al contatto perché molti di noi ne hanno.
Quando iniziai a fare il mio lavoro di fisioterapista avevo la convinzione che a tutti indistintamente piacesse essere toccati e massaggiati, che fosse una cosa estremamente naturale e normale e che creasse benessere a tutti gli esseri viventi del mondo. Gli animali, per esempi, comunicano tantissimo attraverso il contatto; si leccano, si annusano, si mordicchiano, si strofinano uno con l’altro, salgono uno sopra l’altro, fanno la lotta. E ognuno di questi contatti ha uno scopo: insegnare, pulire, guidare, rassicurare… e il più bello di tutti: amare.
Poi ho scoperto che invece molte persone non amano il contatto e per anni mi sono chiesta se fosse soltanto una caratteristica individuale o ci fosse sotto qualcos’altro. E dopo anni di osservazione su me stessa, i miei pazienti e la grande maestra Natura, ho capito.
Che qualcosa sotto c’è. E cosa?
La domanda è in sé una ricerca: si può non amare il contatto perché non si è stati toccati abbastanza o perché si è stati toccati male; o magari siamo stati toccati da qualcuno che non c’è più e ristabilire questa connessione apre vecchie ferite; oppure non riusciamo ad entrare in relazione con il prossimo e mettiamo una barriera che si esprime in mancanza di piacere nel contatto; oppure, ancora, nasconde una forma di imbarazzo e pudore così forte che il rifiuto diventa disprezzo.
Le motivazioni possono essere diverse.
E l’invito è sempre quello di sperimentarsi ed ascoltarsi.
Ascoltati quando abbracci, quando sfiori con le dita la pelle di qualcuno o qualcuno sfiora la tua. Nota quando cerchi la pelle del partner e osserva quanto tempo dedichi a fare come gli animali che si strofinano, accarezzano, leccano, mordono eccetera…
E per cominciare dai più consapevolezza alle tue mani. Qualsiasi attività svolgi nella vita è una buona prova di ascolto, anche se le tue amni sono tutto il giorno ricoperte di guanti da lavoro.
Ascolta come si muovono, chiedi loro ogni tanto come stanno.
Strofinale, scoprine la superficie, automassaggiale. Ascolta come stringi la mano ad una persona e cosa e cosa percepisci dalla sua stretta di mano. Prova ad accarezzare qualcuno, ad appoggiare una mano sulla spalla, senza un motivo preciso.
Non avere paure e sperimenta.
Prova anche ad accarezzare il tuo corpo per sentire la sensazione ti da. E inizia a dare maggior importanza alla pelle quando sei in intimità con il partner.
Ed, infine, iscriviti ad un buon corso di massaggio, un corso in cui l’intento sia quello di aiutarti proprio in questo.
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Ti aspetto!