Ginocchia rotte e meditazione kundalini.
Mi sono rotta un ginocchio… qualche anno fa! E’ vero, il sottotitolo imbroglia un po’, ma c’è un motivo e adesso ti spiego quale.
Qualche anno fa, praticando sport, mi sono infortunata un ginocchio. Tecnicamente fu una distorsione, con contusione ossea e lesione di un legamento. Il dolore fu esagerato e la sensazione di non avere più un ginocchio ma una palla, immediata.
Ti risparmio i dettagli della mia guarigione dal momento che dal punto di vista funzionale la guarigione è stata del 100% (sono tornata a praticare tutti gli sport che praticavo prima e agli stessi livelli).
Nonostante ciò, però, il mio ginocchio non è più stato lo stesso e ogni tanto capita, quando sono poco allenata o in seguito a qualche tipo di svalutazione (vedi articolo ginocchia rosse, ginocchia rotte), che lui compia una torsione strana e sembri quasi uscire di sede per poi rientrare immediatamente dopo (non me ne vogliano i colleghi fisioterapisti se utilizzo espressioni poco tecniche). La sensazione è orribile e la conseguenza solitamente è un periodo di un paio di settimane di gonfiore, fastidio, richiesta di ghiaccio e cure.
Ma veniamo ad oggi. Anzi ieri. Durante una camminata in discesa il ginocchio mi ha riproposto le stesso scherzetto. Dentro- fuori ! tac! Un momento di terrore puro. Una istantanea perdita di fiato, coscienza, presenza e ritorno. Una sensazione davvero strana accompagnata dallo spavento e dal timore di aver fatto danni.
Se non fosse per il fatto che ci sono passata già altre volte mi sarei preoccupata. Invece ho stretto i denti e sono andata avanti.
Oggi però è un’altra storia. Questa mattina mi sono svegliata con il ginocchio gonfio e impastato. Cammino, lavoro, faccio tutto ciò che devo fare. Ma quando arriva sera e mi rendo conto di averci caricato sopra piuttosto male. Sento tensione al quadricipite e un carico pesante all’anca. Sento il gluteo pungere, per non parlare del polpaccio, poverino!
Questa sera in programma a Fisiocolore come tutti i lunedì sera c’è la Meditazione Kundalini di Osho in gruppo e nonostante i fastidi al ginocchio non mi ci sottraggo. Anzi, penso, probabilmente mi farà bene. E infatti così è.
La meditazione kundalini inizia con lo scuotimento, la fase rosso, arancio (e un po’ blu). All’inizio sento le mie gambe rigide, i muscoli tesi dallo sforzo di ieri, il movimento non avviene fluido e lo sento. Mi radico bene con i piedi a terra e mi lascio portare dalla musica. Sento la tensione salirmi dalla caviglia lungo il polpaccio, attraversare il ginocchio, la coscia e giungere al gluteo. Mi concentro sulla fluidità del mio corpo, rilasso il bacino, sciolgo il fiato e lascio fare alla musica. Ed è lì che dal nulla improvvisamente il mio ginocchio fa click, con un suono chiaro, nitido e preciso; come se qualcosa all’interno si fosse risistemato, ritrovando il proprio posto: mi vengono in mente i thrust osteopatici che studiavo alla scuola di osteopatia, soltanto che questo è avvenuto in maniera del tutto spontanea.
Sento che qualcosa dentro il ginocchio si è liberato e continuo a lascia scuotere il corpo in libertà. E un altro click, molto più piccolo e sordo, si fa spazio più giù all’altezza del tendine d’Achille. Ascolto, ringrazio. Vado avanti.
La meditazione giunge alla fase due: la danza. Qui è bello, è tutto un susseguirsi di rosso, arancio, giallo e blu passando anche per il verde. Inizio ascoltando le mie gambe e la loro pesantezza, mi muovo con calma, ho bisogno di un attimo per sciogliere e lasciarmi andare. I movimenti diventano sempre più fluidi, la coscia destra e il bacino sono felici di potersi muovere così, sento che si sciolgono sempre di più. Anche il ginocchio prende sicurezza e si assume sempre di più il peso del corpo. Mi muovo con sempre maggiore libertà, preoccupandomi sempre meno della stabilità del ginocchio, fidandomi di lui sempre di più. Da qui è un crescendo, i movimenti si fanno sempre più rapidi e decisi, l’energia del rosso mi ha completamente invasa, portandomi a saltellare sui miei piedi a ritmo di musica. L’impatto del tallone al suolo crea una vibrazione ascendente su tutta la mia gamba che diventa piacevole, sento che lei sta bene e io anche. Termino la seconda fase danzando scatenata e completamente senza briglie. La musica si ferma e io ho il fiatone, i capelli sugli occhi e il corpo caldo. E mi sento bene.
Mi siedo per la terza fase, indaco e viola: l’ascolto. Ascolto il mio corpo ormai pervaso di calore e un sottile strato di sudore. Sento la vibrazione sulle mani e sulle gambe, il respiro pieno che a poco a poco rallenta e il suono delle campane tibetane che rimbomba tra le orecchie. Vedo pensieri attraversarmi, pensieri che a volte fatico ad ignorare, finendo per seguirli più del necessario. Solo dopo un po’ mi ricordo del ginocchio e mi accorgo che è silente.
La meditazione kundalini si conclude con il rilassamento, durante il quale probabilmente perdo coscienza (cioè dormo) e la riprendo soltanto al gong finale.
Sono rilassata, il mio corpo è rilassato, mi sento fresca e tranquilla. Mi alzo e il mio ginocchio mi sembra incredibilmente libero, molto più di prima.
Lo aspettano prove intense nei prossimi giorni, che prima di questa meditazione non sapevo se avrei potuto portare a termine.
Ora ci credo di più. Ma te lo racconterò, forse, alla prossima puntata.
Se nel frattempo vuoi sperimentare questa meditazione contattami!